“@” anphorae collection 








 


E' una serie di pezzi unici ispirati alle forme classiche delle anfore greche e romane che in antichità erano considerate delle unità di misura e venivano registrate nei trasporti via mare o terra con l'ideogramma “@”.



E' curioso constatare come tutt’oggi questo ideogramma faccia parte della nostra vita quotidiana assumendo un connotato completamente nuovo ma tuttavia conservando dei punti di contatto con la sua origine.

Difatti costituisce un trasporto o trasferimento non più di olio o vino ma di parole, pensieri e sentimenti.



Ogni vaso che costituisce la serie è realizzato in schiuma e resina poliuretanica senza uso di stampi, e vuole essere la rappresentazione di un messaggio universale o particolare come l’amore, l'arte, la bellezza o la guerra ossia concetti che accompagnano l'essere umano sin dalla scoperta del fuoco, primordiale forma di tecnologia.



Ogni vaso pertanto rappresenta un suo “contenuto” definito ed irripetibile, e la serie non è destinata ad essere limitata o ad avere fine. I vasi sono però unici ed irripetibili.



La serie di vasi iniziata nel 2017 viene ampliata di 10 esemplari per la mostra “INVASATI” nella Galleria Luisa Della Piane dal 19 novembre al 22 dicembre 2023.







“L'aspetto consumato, vilipeso,  mortificato...insomma la “bruttezza” soggettiva che accompagna ogni oggetto deriva dalla mia volontà di rappresentare un “vissuto” con i picchi di gioia e bellezza, così come anche le ferite ed i disagi che appartengono e caratterizzano l'unicità  tanto delle persone quanto degli oggetti.

In questo modo possiamo a mio avviso identificarci con l'oggetto stesso rivedendo nella polimatericità e nelle sovrapposizioni, le stratificazioni e le sedimentazioni delle esperienze che rendono uniche le nostre vite ed ogni oggetto della serie.”

                                                                                                                         



Matteo Pellegrino

 





 “L'aspetto consumato, vilipeso,  mortificato...insomma la “bruttezza” soggettiva che accompagna ogni oggetto deriva dalla mia volontà di rappresentare un “vissuto” con i picchi di gioia e bellezza, così come anche le ferite ed i disagi che appartengono e caratterizzano l'unicità  tanto delle persone quanto degli oggetti.

In questo modo possiamo a mio avviso identificarci con l'oggetto stesso rivedendo nella polimatericità e nelle sovrapposizioni, le stratificazioni e le sedimentazioni delle esperienze che rendono uniche le nostre vite ed ogni oggetto della serie.”